Musei Vaticani – La Stanza della Segnatura
I Musei Vaticani sono circa sette chilometri di sale e corridoi che mostrano i secolari tesori dei Papi. Un luogo davvero incredibile, dove si spazia dall’arte egizia alle carrozze.
Uno dei pezzi forti dei Musei Vaticani è senza alcun dubbio la Stanza della Segnatura, capolavoro di Raffaello. La Stanza della Segnatura contiene i più famosi affreschi dell’artista: essi costituiscono il suo esordio in Vaticano e segnano l’inizio del pieno Rinascimento. L’ambiente prende il nome dal più alto tribunale della Santa Sede, la “Segnatura Gratiae et Iustitiae”, presieduto dal pontefice e che usava riunirsi in questa sala intorno alla metà del XVI secolo.
Inizialmente Giulio II decise di adibire la stanza a biblioteca e studio privato. Ed il programma iconografico degli affreschi, eseguiti tra il 1508 e il 1511, si lega a questa funzione. Definito certamente da un teologo, si propone di rappresentare le tre massime categorie dello spirito umano: il Vero, il Bene e il Bello. Il Vero soprannaturale è illustrato nella Disputa del Santissimo Sacramento (o la teologia), quello razionale nella Scuola di Atene (o la filosofia). Il Bene è espresso nelle raffigurazione delle Virtù Cardinali e Teologali e della Legge. Mentre il Bello è incarnato nel Parnaso con Apollo e le Muse. Gli affreschi della volta si legano alle scene sottostanti: le figure allegoriche della Teologia, Filosofia, Giustizia e Poesia alludono infatti alle facoltà dello spirito dipinte sulle corrispettive pareti.
Sotto il pontefice Leone X, l’ambiente cambiò, divenendo studiolo e stanza da musica. Qui, egli custodiva infatti anche la sua collezione di strumenti musicali. L’arredo originale del tempo di Giulio II fu rimosso e sostituito con un nuovo rivestimento ligneo, opera di Fra Giovanni da Verona. Questo si estendeva su tutte le pareti ad eccezione di quella del Parnaso. Il rivestimento ligneo, a sua volta, andò probabilmente distrutto a seguito del Sacco di Roma del 1527. Al suo posto durante il pontificato di Paolo III, Perin del Vaga dipinse uno zoccolo a chiaroscuri.
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