Museo di San Marco – Il Cenacolo di San Marco
Il Museo di San Marco è un museo fiorentino che ha sede nella parte monumentale di un antico convento domenicano. La fama del museo, la cui architettura è un capolavoro rinascimentale, si deve soprattutto alla presenza di opere di Beato Angelico, presenti in tanti ambienti del convento.
Nel refettorio della foresteria, si conserva inoltre un altro piccolo tesoro: il Cenacolo di San Marco. Affrescato nel 1486, viene universalmente attribuito a Domenico Ghirlandaio. In realtà, l’artista era a quel tempo al culmine della popolarità e pieno di commissioni. Pertanto si ritiene che abbia preparato solo il disegno, delegando la realizzazione pittorica soprattutto al fratello Davide e al cognato Sebastiano Mainardi.
La rappresentazione appare seria e monumentale, con i personaggi composti. Questo aspetto fa pensare che il Ghirlandaio avesse voluto rappresentare il momento successivo all’annuncio del tradimento, con Giuda, sempre di spalle, che ha già in mano il pezzo di pane offertogli da Gesù e l’agitazione degli apostoli già più acquietata. Giuda ha il braccio alzato nell’evidente gesto di inzuppare il tozzo di pane nel piatto di Cristo, derivato dal racconto evangelico. Ed ha vicino un gatto, simbolo negativo.
Sul tavolo si allineano bottiglie di vetro con acqua e vino, bicchieri, coppe, coltelli, pane, formaggi e vari frutti. Tra questi vi sono soprattutto ciliegie, che col loro colore rosso ricordano simbolicamente il sangue della Passione.
Alle spalle delle figure si vede un giardino, con alberi da frutto, cipressi e una palma, simbolo di martirio. Tra gli uccelli in volo vi sono due coppie che volano assieme, simbolo dei cicli naturali che si rinnovano, e un pavone, simbolo di immortalità.
Curiosa è infine l’iscrizione che corre sullo schienale sopra le teste degli apostoli: “Ego dispono vobis sicut disposuit mihi pater meus regnum ut edatis et bibatis super mensa meam in regno meo”. Significa: “preparo per voi il regno come il padre mio lo preparò per me affinché mangiate e beviate alla mia mensa nel mio regno”. Si tratta di una frase usata anche durante la messa, che allude alla trasmigrazione nel Regno dei Cieli.
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