Palazzo Scapucci – La leggenda della scimmia
Ci sono luoghi di Roma a cui probabilmente ben pochi prestano attenzione. Si tratta di vie, piazze oppure edifici in apparenza banali o irrilevanti, ma che in realtà hanno molto da raccontare. Palazzo Scapucci è uno di questi luoghi: un antico edificio della capitale, che è diventato celebre ai più per una curiosa leggenda riguardante una scimmia.
Il Palazzo è una costruzione che sorge in via dei Portoghesi 18, nei pressi di Piazza Navona. Annessa a questo palazzo si trova la cosiddetta Torre della Scimmia (o Torre degli Scapucci, o dei Frangipane). Di origine medievale e forse di proprietà della famiglia Frangipane, questa torre passò poi alla famiglia Scapucci intorno al XVI secolo. Si contraddistingue per una caratteristica merlatura risalente al XV secolo.
La Torre della Scimmia deve il suo nome particolare ad una leggenda popolare, immortalata dal romanziere americano Nathaniel Hawthorne nei suoi appunti di viaggio in Italia e nel più noto romanzo “Il Fauno di marmo”. Nelle sue pagine, Hawthorne racconta che la torre era abitata da un nobile, che aveva un unico figlio e una scimmia, un animale da compagnia. Un giorno, tuttavia, accadde l’impensabile: in un momento di giocosità, l’animale prese il bimbo tra le braccia, uscì dalla finestra e si arrampicò fin sulla cima della torre.
Immediatamente, si scatenò il panico. Il nobile, in preda alla disperazione, uscì fuorì in strada, tra la folla urlante, e senza smettere di staccare gli occhi dall’animale, con il cuore in gola, affidò tutte le sue preghiere alla Madonna.
La leggenda racconta che docilmente, la scimmia ridiscese e riportò il bambino nel suo lettino. La folla radunata gridò al miracolo e il nobile da quel giorno, come testimonianza di grazia ricevuta, volle che in cima alla torre ardesse perpetuamente una lampada.
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